Città di Agropoli

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Al via interventi di valorizzazione dell’area limitrofa al castello

Prosegue il lavoro di riqualificazione del centro storico di Agropoli e della importante rete culturale della città da parte dell'Amministrazione comunale guidata dal sindaco Franco Alfieri con la firma di un accordo di valorizzazione dell'area limitrofa al castello Angioino-Aragonese.
 
L'intesa siglata con la Soprintendenza ai Beni archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta prevede l'affido temporaneo di un’area di proprietà del Mibac al Comune di Agropoli che, nelle more di attuazione del protocollo d'intesa per l'avvio degli scavi nell’area, dovrà curarne la pulizia, la manutenzione e potrà utilizzarla come zona di sosta gratuita a servizio dei cittadini.

«Fin dal mio primo mandato – spiega il sindaco Franco Alfieri - è stato avviato un confronto sinergico con il Ministero per i beni e le attività culturali che ha permesso di promuovere e sviluppare iniziative di altissima qualità per una fruizione turistica sostenibile di tutti i nostri beni culturali e paesaggistici».

«Questo nuovo tassello – afferma il primo cittadino agropolese – consentirà di liberare dalle auto il fossato del castello e di fornire a residenti e visitatori del centro storico un nuovo spazio per la sosta. Come sempre accade in questi casi, sarà garantita la massima tutela perchè l’accordo siglato con Adele Campanelli, soprintedente archeologo di Salerno, non prevede alcuna struttura né movimenti terra ed anche l’illuminazione sarà garantita senza intaccare in alcun modo il terreno che è stato prelato dallo Stato per la presenza di importanti resti».


Scheda di approfondimento
Storia della Ricerca nell'area del Castello Angioino-Aragonese di Agropoli

La storia del Mediterraneo è fortemente segnata da capi e promontori; furono i navigatori, con il loro punto di vista a valorizzare questi luoghi nei quali il contatto tra la terra ed il mare avveniva in modo maestoso, facendone la sede di dei ed eroi. Da qui le divinità proteggono e controllano allo stesso tempo la navigazione, beneficiando di un punto di osservazione idoneo a manifestare agli occhi di tutti il loro potere. I promontori sono i grandi osservatori del Mediterraneo. Strabone riassumendo le origini di Poseidonia, dice che i Sibariti fondarono un teichos (muro, fortezza, riparo) sul mare, ma che gli oikisthèntes (abitanti) si trasferirono anotero (più su). La brevità del passo, la sua interpretazione, la traduzione dei termini usati, sono il punto centrale attorno a cui ruotano le diverse interpretazioni che hanno impegnato da più di quaranta anni storici, filologi ed archeologi in un dibattito ampio e serrato.
Nel 1954 Paola Zancani Montuoro ristudia le fonti archeologiche, epigrafiche, storiche e letterarie  relative ai culti presenti nei santuari della città di Poseidonia, riprendendo ed orientando di fatto le ricerche sul santuario dedicato al dio eponimo della città, in un luogo diverso da essa.  La studiosa si sofferma su alcuni oscuri versi di un erudito poeta ellenistico, Licofrone e su come questi siano stati spiegati dai suoi tardi commentatori. Essi nel tentativo di identificare il Promontorio Enipeo aggiungono preziose notizie ai versi del poeta, definendone meglio attribuzione (Enipeo/Poseidon) e funzione (luogo sacro) e fornendo importanti cenni sulla sua posizione geografica. A Lei si deve dunque la prima intuizione, seppur proposta con cautela, di identificazione dell’area sacra a Poseidon con il promontorio di Agropoli.
Quando nel 1982, Carla Antonella Fiammenghi avviò le indagini archeologiche ad Agropoli, i dati certi, fino ad allora provenienti dall’area contigua al Castello aragonese, consistevano in scarsi frammenti ceramici a vernice nera e statuette ellenistiche; di tali materiali, già segnalati da Paola  Zancani Montuoro nel 1954 e da Emanuele Greco nel 1974, l’unico dato noto era che fossero stati raccolti sul punto più alto del promontorio. Foto di materiali arcaici ed ellenistici erano state poi pubblicate nel saggio Acropolis del 1981. Com’è ben noto, l’area interessata dalle uniche ricerche archeologiche finora compiute è ubicata sul lato orientale delle mura del Castello e nessuno dei quattro settori indagati ha restituito strutture. Un unico saggio, ampiamente inquinato dai lavori agricoli, aveva però fornito interessanti elementi riferibili ad età greca. Nella sua tempestiva e preliminare nota sullo scavo, la Fiammenghi, rileva, insieme alla grande quantità di impasto documentato in questo e nello strato immediatamente successivo, la presenza di un nucleo di materiali ceramici riferibili ad un orizzonte arcaico. Ad un orizzonte circoscritto alla seconda metà del VI secolo a.C., rimandavano i noti frammenti di terracotte architettoniche, una tegola di gronda ed un frammento di geison con kymation dorico, attribuibili alla decorazione fittile di un tetto con sima del tipo a baldacchino, simili a quelle provenienti dalla cd. Basilica di Poseidonia e peculiari dell’architettura poseidoniate arcaica.
Gli elementi noti ed una recente revisione del materiale archeologico conservato nei depositi del museo civico di Agropoli e curata dall'archeologa  Laura Del Verme hanno di fatto riaperto la questione. I dati presentati ad un recente convegno di studi sulla Magna Graecia hanno rinnovato l'interesse di studiosi ed amministratori sulla ubicazione dell'area sacra. Il recente accordo di programma è di fatto il primo passo per programmare nuovi scavi nell'area.